Parigi cerca strategie platoniche ma dovrebbe ispirarsi a quelle aristoteliche
Di Carlo Pelanda
Sarkozy ha annunciato una strategia di
ribilanciamento della globalizzazione. I pensatoi occidentali sono curiosi di
capire quale visto che da un decennio annaspano sul tema, questo rubricante in
particolare. La teoria (vantaggio competitivo) prevede che l’inclusione nel
mercato del povero alla fine renda più ricchi tutti. Ma nella realtà c’è un
ritardo tra quando un paese ricco cede ricchezza e quando la riacquista,
aumentata. Tale gap sta impoverendo le
classi medie di America ed Europa rendendo ricchissimi i Paesi emergenti senza
i costi della democrazia. Cause: (a) parte dello sbilanciamento è finanziario e
dipende dal ciclo dell’energia; (b) il modello europeo non produce sufficiente
crescita interna; (c) quello americano importa troppa pressione competitiva
sulla classe media; (d) Cina ed altri non vogliono rinunciare alla competitività
sleale né democratizzarsi né comprare di più dal resto del mondo. Pertanto una
strategia del ribilanciamento dovrebbe puntare (1) alla riforma di efficienza
interna dell’Europa combinata (2) con un riordinamento condizionante della Cina
e (3) del mercato energetico. Novità da Parigi? Al momento c’è solo l’idea di
calcolare il Pil includendo la qualità della vita. Certamente c’è un intento
strategico: tale calcolo qualitativo della ricchezza nazionale permette
pressioni politiche in due direzioni: trasformare il costo della democrazia in
patrimonio e così giustificare più protezioni, definire uno standard
internazionale che costringa
Carlo Pelanda